Il progetto fu avviato in Maggio 2013 ed ebbe come effetto immediato un
aumento del 22% delle vendite. Questo corrispose a un incremento dei
profitti e del potere d’acquisto del 22%.
Gli scambi erano di beni e servizi che senza la presenza di una valuta
alternativa sarebbero stati non utilizzati o sprecati, e non perché non
fossero commerciabili, ma perché i potenziali acquirenti non avevano il
denaro per poterli acquistare.
L’introduzione del Bangla-Pesa riuscì a dare un forte e decisivo impulso
all’economia locale...
su Come don Chisciotte, da webofdebt.wordpress.com
L’ex volontario delle Forze di Pace Will Ruddick e diversi altri
cittadini di Bangladesh (Kenya) rischiano sette anni di prigione per
aver messo a punto un modo efficace per alleviare la povertà nelle più
povere comunità africane. La soluzione da loro elaborata: una valuta
complementare emessa e garantita dalla comunità locale.
La Banca Centrale del Kenya ha già sporto denuncia di contraffazione valutaria.
Le valute complementari possono contribuire realmente a ridurre la
povertà. E’ difficile riuscire a dimostrare questa cosa nelle economie
complesse, a causa dei numerosi fattori che influenzano i risultati. Ma
in un piccolo villaggio africano che detiene un’infinitesima parte
della valuta nazionale, fornire ai residenti una valuta alternativa non
può che avere un effetto positivo ovvio, immediato e indiscutibile.
Questo è stato dimostrato chiaramente (1) quando Will Ruddick, un
medico, economista ed ex-volontario delle Forze di Pace americano,
introdusse una valuta complementare in un piccolo insediamento in Kenya
chiamato Bangladesh, vicino alla città costiera Mombasa.
L’organizzazione di sviluppo locale di Will, Koru-Kenya (2), ha lavorato
insieme a più di cento piccole imprese locali di Bangladesh, che si
erano accordate nel riconoscersi reciprocamente l’equivalente di 400
scellini (circa €3.5 o $4.60) di credito reciproco, sotto forma di
voucher commerciali chiamati Bangla-Pesa (3). Metà di questi voucher
sarebbero stati disponibili per l’acquisto reciproco di prodotti e
servizi, e l’altra metà sarebbe servita a finanziare progetti pubblici
per la comunità, come raccolta dei rifiuti e servizi sanitari.
Le assegnazioni delle risorse furono decise in modo democratico e
trasparente, e la nuova valuta fu completamente finanziata dalla
comunità locale stessa e assicurata da un sistema di garanti, senza
alcun esborso o avallo da parte del governo del Kenya o di un’agenzia di
sviluppo nazionale.
Il progetto fu avviato in Maggio 2013 ed ebbe come effetto immediato un
aumento del 22% delle vendite. Questo corrispose a un incremento dei
profitti e del potere d’acquisto del 22%.
Gli scambi erano di beni e servizi che senza la presenza di una valuta
alternativa sarebbero stati non utilizzati o sprecati, e non perché non
fossero commerciabili, ma perché i potenziali acquirenti non avevano il
denaro per poterli acquistare.
L’introduzione del Bangla-Pesa riuscì a dare un forte e decisivo impulso
all’economia locale, creando un link diretto tra la comunità e le sue
risorse, senza il vincolo di quel pezzo di carta chiamato “denaro”. A
questo indirizzo internet : link (4) potete trovare un video molto
significativo su questo progetto.v
Il successo dell’esperimento di Bangladesh ha suscitato il plauso dalle
Nazioni Unite, dell’Aja (5) e dell’ Associazione Internazionale dello
Scambio Reciproco (6). Bisogna dirlo: nessun altro programma di
riduzione della povertà di governi locali può competere con l’efficacia
di un simile approccio che, oltretutto, è facilmente replicabile in
innumerevoli piccole altre comunità africane. Il progetto era di
estenderlo ad altri villaggi in maniera semplice e democratica, così da
creare uno strumento locale di scambio per la gente di tutto il
continente.
Tutto avviene tramite telefoni cellulari con un sistema fornito da
Community Forge, (7) un’organizzazione con sede a Ginevra che sostiene
lo sviluppo delle valute locali in tutto il mondo.
Ma il piano fu inspiegabilmente interrotto il 29 maggio scorso, quando
Will e cinque altri partecipanti al progetto sono stati arrestati dalla
polizia del Kenya e messi in prigione. Oltre a Will, che è sposato con
una donna del Kenya impegnata in attività umanitarie ed è padre da poco,
tra gli altri arrestati ci sono due piccoli imprenditori locali
(genitori e nonni), un giovane attivista, una mamma volontaria e il
tutore di sette orfani. (8)
All’inizio la polizia ha accusato il gruppo di ordire un complotto per
capovolgere il governo, sostenendo che il Bangla-Pesa fosse collegato al
MRC, un gruppo di terroristi secessionisti.
Quando tale collegamento si dimostrò infondato, entrò in scena la Banca
Centrale del Kenya con le sue accuse formali di falsificazione
valutaria. Will e i suoi compagni di sventura per ora sono stati
rilasciati dietro una cauzione di 5,000 euro e sono in attesa del
processo, previsto per il 17 luglio prossimo. Se saranno condannati, li
attendono sette anni di reclusione in Kenya.
Ma nonostante la difficile situazione, Will rimane ottimista: “La
cosa più emozionante” dice “è che questi sistemi hanno dimostrato la
capacità di ridurre la povertà – e la mia speranza è che dopo questa
vicenda sarà permesso di estenderli a tutti i paesi e i villaggi del
Kenya. Ormai l’uso delle valute complementari sarà affermato e
riconosciuto come ottimo strumento per combattere la povertà, non ci
saranno più dubbi al riguardo”.
Precedenti casi di successo, dalla Svizzera al Brasile
Le valute complementari sono adottate da diversi governi del mondo. Il
sistema più antico e diffuso è il WIR della Svizzera, un sistema di
scambio tra 60,000 imprenditori - in pratica più del 20% di tutto il
sistema di imprese svizzero
(http://www.americantradesystem.com/WIR_Bank.htm). Questo tipo di valute
hanno dimostrato di avere un effetto anti-ciclico che contribuisce a
stabilizzare l’economia Svizzera, rendendo disponibili liquidi e
prestiti in quei momenti in cui scarseggia per le piccole imprese il
credito convenzionale.
Il Brasile è un leader mondiale nell’uso delle valute complementari
mirate alla riduzione della povertà. Un fatto interessante è che la sua
esperienza è iniziata più o meno nello stesso modo che per il Kenya: la
più famosa valuta alternativa del paese, chiamata “Palmas”, rischiò di
essere soppressa sul nascere per mano della Banca Centrale del Brasile.
Come andarono i fatti ce lo raccontano Margrit Kennedy e i co-autori di
People Money:(9)
“Dopo l’emissione delle prime Palmas nel 2003, l’organizzatore locale
Joaquim Melo fu arrestato per sospetto riciclaggio di denaro in banche
non ufficiali. La Banca Centrale del paese avviò un’azione legale
contro di lui, sostenendo che la sua banca stesse coniando denaro falso.
Gli accusati chiesero aiuto per la difesa a testimoni esperti del
settore, come l’organizzazione olandese per lo sviluppo “STRO”. Infine,
il giudice stabilì che era un diritto costituzionale dei cittadini avere
accesso alla finanza e che la Banca Centrale stesse facendo ben poco
per quelle aree povere del paese che utilizzavano le valute locali.
Emise quindi un giudizio a favore del Banco Palmas.
Ciò che avvenne dopo mostra il grande potere che ha il dialogo. La Banca
Centrale creò un gruppo di riflessione e invitò Joaquim a unirsi alle
discussioni per capire come poter aiutare la gente più povera. Il Banco
Palmas creò quindi l’Istituto Palmas per condividere e diffondere la
sua metodologia tra altre comunità e nel 2005 il ministro per
“l’economia solidale” creò una partnership con l’Istituto per finanziare
la diffusione del metodo. Il sostegno alle banche per lo sviluppo
locale che emettono nuove valute fa parte ormai delle politiche di
stato.
Il dibattito legale: Credito Reciproco o Contraffazione valutaria?
Se il tribunale del Kenya seguisse l’esempio del Brasile, questo
potrebbe essere l’inizio di un approccio molto promettente nella lotta
alla povertà in Africa. Il Bangla-Pesa era finanziato da risorse locali,
e i locali erano molto felici di averlo per poter far circolare loro
prodotti e acquistarne da altri all’interno della loro comunità.
Tuttavia, se sarà giudicato un caso di falsificazione valutaria, esiste
purtroppo un precedente storico che fu duramente punito. Nella metà del
diciottesimo secolo, quando la Banca d’Inghilterra era detenuta da
privati e aveva il diritto esclusivo di emettere la valuta nazionale, la
falsificazione delle banconote della Banca d’Inghilterra era
considerata un crimine punibile con la pena di morte.(10) Erano i tempi
in cui sono ambientate le storie di Charles Dickens “Tale of Two Cities
e di “Bleak House”, tempi in cui l’aver affiancato alla valuta
nazionale una valuta alternativa avrebbe certamente aiutato a sollevare
le masse dalla profonda povertà in cui versavano; ma era proprio
interesse della Banca controllare il mercato valutario e mantenerlo
“scarso”, proprio per garantire una costante richiesta di prestiti.
Quando nel sistema scarseggia il denaro necessario per soddisfare le
esigenze di scambi commerciali, le persone devono contrarre dei prestiti
dalle banche pagando degli interessi, assicurando così un bel profitto
alle banche stesse. E’ vero anche il contrario: quando gira denaro
sufficiente per coprire le esigenze di scambio, cala drasticamente il
livello dei debiti e della povertà. In questo caso, il voucher
Bangla-Pesa non ha niente a che vedere con una falsificazione della
valuta nazionale. Quindi, le accuse fatte sono del tutto infondate.
Lo scopo delle valute complementari, come dice il loro stesso nome, non è
di imitare o competere con la valuta nazionale, ma di completarla,
permettendo un aumento degli scambi commerciali di prodotti e servizi
disponibili nelle comunità locali, prodotti e servizi che, altrimenti,
sarebbero rimasti invenduti e sprecati. Oggi, la Banca d’Inghilterra
stessa riconosce ufficialmente il ruolo di complementarietà di queste
valute
(http://www.bankofengland.co.uk/banknotes/Pages/localcurrencies/default.aspx).
L’esperienza del Bangla-Pesa dimostra quello che la classe politica
spesso ignora: il Prodotto Interno Lordo è misurato in beni e servizi
venduti, non in beni e servizi prodotti; e affinché i prodotti siano
venduti, gli acquirenti devono avere il denaro per comprarli. Provate a
dare alla gente denaro supplementare da spendere e vedrete che il PIL
salirà. (In Kenya, dove quasi la metà della popolazione vive in stato di
povertà e di disoccupazione estrema, gli aumenti del PIL riflettono più
le pratiche estrattive che le condizioni locali).
Un’idea diffusa è che aumentando gli strumenti di scambio si avrà come
unico effetto la svalutazione monetaria e l’aumento dei prezzi; ma i
dati mostrano che questo non avviene se prodotti e servizi restano
invenduti e i lavoratori rimangono disoccupati. Aggiungere liquidità, in
circostanze del genere, dà impulso alle vendite, alla produttività e
all’occupazione, più che ai prezzi.
Questo è stato dimostrato in un grande esperimento condotto in Argentina
nel 1995, un momento in cui il paese era colpito da una grave crisi
bancaria. La mancanza di fiducia nel Peso e la fuga di capitali provocò
l’assalto alle banche da parte dei risparmiatori, tale da fargli
praticamente chiudere i battenti in poco tempo. Quando iniziò a
scarseggiare la valuta nazionale, la gente rispose creandosela da sola.
Queste valute locali pian piano si evolvettero nel Global Exchange
Network (Red Global de Trueque, detto anche RGT), che alla fine divenne
la più vasta rete di valute locali nel mondo. Il modello si diffuse in
tutta l’ America centrale e meridionale, raggiungendo i sette milioni di
membri e un giro d’affari di milioni e milioni di dollari USA l’anno. A
livello locale, anche le province in cui scarseggiava la valuta
nazionale, ricorsero all’emissione di una loro “moneta”, pagando gli
impiegati con ricevute cartacee chiamate “Buoni di Cancellazione di Debiti”, in unità valutaria uguale al Peso Argentino.
Anche se tutte queste misure aumentarono la quantità di denaro in
circolazione, i prezzi non salirono. Al contrario, in alcune province
che adottavano oltre alla valuta nazionale quella locale, i prezzi
addirittura calarono (11) rispetto ad altre province argentine. I
sistemi locali di scambio permettevano la commercializzazione di quei
beni e servizi che altrimenti non avrebbero avuto alcun mercato.
Anche a Bangladesh si sono riscontrati questi effetti positivi. “Con il
Bangla-Pesa,” dice Ruddick, “abbiamo notato che un credito circolante
senza interessi, finanziato dalla comunità locale è uno strumento
economico ed efficace per aumentare la liquidità locale e ridurre la
povertà”.
Gli accusati quindi devono riuscire a dimostrarlo in tribunale. E’ stata
organizzata una raccolta di fondi generale per poter pagare i loro
difensori: ecco il link. Per firmare la petizione avviata da una
delegazione dell’Aja che sostiene Bangladesh, cliccare qui.
Ellen Brown è un avvocato, presidente dell’Istituto Bancario
Pubblico, autrice di dodici testi, tra cui “La ragnatela del Debito” ed
il seguito, di recente pubblicazione: “La soluzione della Banca
Pubblica”
Fonte: http://webofdebt.wordpress.com
Link: http://webofdebt.wordpress.com/2013/06/28/5801/
28.06.2013
All’articolo ha contribuito anche Jamie Brown
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
Le pagine internet di Ellen Brown:
http://WebofDebt.com
http://PublicBankSolution.com
http://PublicBankingInstitute.org.