I tagli che vengono e verranno sempre più effettuati riguarderanno la spesa sociale, ma non la spesa pubblica complessiva.
su Libre 18.5.2013
Si parla allora di reddito garantito, di nuovi ammortizzatori sociali, ma non saranno politiche sociali rivolte al welfare universalistico quanto piuttosto a un “welfare
dei miserabili”; è finita la fase del capitalismo moderato e
keynesiano, non ci sono più i margini di profittabilità che permettano
al capitale una politica
seppur minimamente redistributiva. Una parte misera, più che povera,
della società beneficerà di provvedimenti di qualche centinaio di euro.
Ma i soldi pubblici delle nostre tasse continueranno ad andare alle banche e alle imprese, non alle politiche per uno Stato sociale allargato.
I tagli saranno per l’ennesima volta proprio sul welfare
universalistico, quindi su istruzione, scuola, università, sanità,
pensioni, edilizia pubblica, ammortizzatori sociali del lavoro ad ampia
protezione. I tagli
che vengono e verranno sempre più effettuati riguarderanno la spesa
sociale, ma non la spesa pubblica complessiva.
La spesa sociale è una
parte minima della spessa pubblica; quest’ultima comprende anche le
spese militari e tutta una parte di flussi di denaro proveniente dalle
nostre tasse e che va a finire al sistema bancario ed al sistema
d’impresa in forma di defiscalizzazioni, di incentivi, di voluta e
favorita evasione ed elusione fiscale...
Il governo dei tecnici di Monti
aveva come obiettivo quello della riduzione del deficit e del rapporto debito pubblico/Pil, ciò ovviamente per mantenere un livello alto di competitività internazionale della Germania; e per favorire tale ruolo e funzione del capitalismo a guida tedesca, occorre che alcuni paesi si sacrifichino.
Questi sono i cosiddetti Piigs, acronimo che sta per Portogallo,
Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, ma che vuol dire anche maiali: è
questo il nuovo termine offensivo utilizzato per indicare le vittime di
un processo di ristrutturazione capitalistico, così come “terroni” o
“mangia terra” erano i lavoratori migranti del Sud che dovevano
garantire lo sviluppo del “miracolo economico italiano”. Monti ha
tagliato lo Stato sociale e il rapporto debito/Pil è aumentato. Dove
vanno a finire i soldi delle nostre tasse? Vanno con flussi enormi a chi
ha determinato questa crisi,
cioè al sistema bancario e finanziario. È come se avessimo davanti a
noi un boia che ci mette il cappio al collo e, invece di combatterlo
duramente per imporgli di smetterla, lo alimentassimo affinché continui a
farlo fino a farci morire impiccati.
Le banche
ci hanno distrutto la capacità di acquisto reale e di vita e lo Stato
continua a dare i soldi alla speculazione finanziaria e alle banche,
e non a redistribuire al lavoro, al lavoro negato per rendere il
maltolto a chi la ricchezza sociale davvero l’ha creata con il proprio
sangue e sudore. Ancora nei prossimi mesi, con la scusa della
competitività internazionale continuerà ad andare denaro ai grandi
potentati economici, in particolare a quelli del sistema bancario e
finanziario. Inoltre si delinea una lotta per diminuire il potere
salariale d’acquisto dei lavoratori e quindi anche il potere che i
lavoratori possono avere nella società: questo perché pensano che un
lavoratore costretto alla miseria, alla precarietà, a non avere casa,
possa essere meno conflittuale avendo come priorità la sopravvivenza.
(Luciano Vasapollo, estratto dell’intervista “Governo Letta, il
ritorno della Balena Bianca”, realizzata da Gianmarco Dellacasa e Simone
Mucci e pubblicata l’11 maggio 2013 da “OltreMediaNews”).
>http://www.libreidee.org/2013/05/vasapollo-fingeranno-di-allentare-la-morsa-temono-rivolte/