Zagrebelsky: questa oligarchia manipola la Costituzione
su Libre 1.6.2013
... sono in gioco nodi cruciali della nostra vita, non fredde operazioni di ingegneria costituzionale, come si vuol far credere». Lavoro, uguaglianza, giustizia sociale, diritti di tutti, cultura, salute, legalità e trasparenza: «Cose possibili in democrazia, quando la si espande. Difficili o impossibili, quando la si restringe».
Giù le mani dalla Costituzione. Il pericolo? Evidente: accentrare
ulteriormente il potere decisionale e confiscare quel che rimane di
ancora democratico, nell’Italia che l’Eurozona sta letteralmente
rottamando.
«Si sta giocando una partita politica e la posta è elevatissima», avverte Zagrebelsky. «È in atto un tentativo di spoliticizzazione, una sorta di mascheramento», dove le “maschere” «sono i tecnici, i saggi, gli esperti».
Tanto più che l’attuale Costituzione, all’articolo 138, prevede già
un procedimento lineare per mutare la Carta. Qui invece si vuole una
procedura “blindata”: prima la Convenzione, poi il voto bloccato delle Camere – o sì, o no, senza emendamenti. «Mi chiedo come possano i parlamentari accettare una simile umiliazione».
Una procedura complicata ma anche totalmente estranea alla nostra
Costituzione: «Per questo, si prevede – solo dopo – una ratifica con
legge costituzionale, che è essa stessa la confessione che si agisce
contro la Costituzione», accusa Zagrebelsky. Che rinnova domande
imbarazzanti: «I nostri politici “costituenti” hanno un mandato? Chi li
ha autorizzati? Sono stati eletti per questo? Basta la retorica delle
riforme per legittimarli?»...
Scavalcata dal Trattato di Lisbona, già compromessa dal Trattato di
Maastricht che revoca la sovranità finanziaria nazionale senza offrire
contropartite. E infine umiliata dal Fiscal Compact, che col pareggio di
bilancio affonda la Repubblica “fondata sul lavoro”, cancellando diritti
con la pretesa secondo la quale “non ci sono più soldi”.
Quel che resta
dell’ultimo argine a difesa dell’integrità italiana, la Costituzione
democratica nata dalla Resistenza antifascista, viene ora minacciato
dalla Convenzione bipartisan attraverso cui Pd e Pdl intendono
smantellare le residue quote di democrazia
nel paese. Timori che non si nasconde il giurista Gustavo Zagrebelsky,
che si prepara alla manifestazione indetta il 2 giugno a Bologna,
insieme a Stefano Rodotà: giù le mani dalla Costituzione. Il pericolo?
Evidente: accentrare ulteriormente il potere decisionale e confiscare
quel che rimane di ancora democratico, nell’Italia che l’Eurozona sta
letteralmente rottamando.
«Si sta giocando una partita politica e la posta è elevatissima», avverte Zagrebelsky. «È in atto un tentativo di spoliticizzazione, una sorta di mascheramento»,
dove le “maschere” «sono i tecnici, i saggi, gli esperti». Va bene
migliorare l’efficienza del sistema politico, ammette il
costituzionalista conversando con Carmelo Lopapa della “Repubblica”,
ma non al prezzo di svendere la libertà dei cittadini. «A me pare
piuttosto evidente che sia in atto un disegno di razionalizzazione d’un
potere oligarchico», dichiara Zagrebelsky. «In Italia non si è forse
radicato un sistema di giri di potere, sempre gli stessi, che si
riproducono per connivenze e clientele? Parlando di oligarchie, non si
pensi solo alla politica, ma al complesso d’interessi nazionali e internazionali, che nella politica
trovano la loro garanzia di perpetuità». Riferimento esplicito: in
cabina di regia, il potere occulto delle élite che negli ultimi
vent’anni si sono arricchite in modo vertiginoso con la privatizzazione
dello Stato, in accordo coi super-poteri neoliberali che attraverso le
lobby planetarie manovrano Bruxelles.
«Quel complesso d’interessi è sovraccarico e non riesce più a trovare
un equilibrio, rischia l’implosione e s’inceppa: la rielezione del
Presidente della Repubblica – impensabile in un sistema di governo anche
solo minimamente dinamico – è rivelatrice». Per Zagrebelsky, il segno
dell’impasse è rappresentato dall’applauso «grato e commosso» che «una
maggioranza impotente» ha tributato a Napolitano. «Per il futuro ci
vogliono riforme», ma quelle in programma «dal punto di vista
democratico sono in realtà controriforme». Una su tutte: l’avvento di un
sistema presidenziale. Quale ne sia il modello, dice Zagrebelsky, il
presidenzialismo «è un modo di concentrare in alto la politica
e di ridurre dei cittadini a “micro-investitori” del loro voto, a
favore d’un gestore d’affari nel cerchio stretto delle oligarchie». In
breve: «E’ il protettorato d’un sistema di potere chiuso. Altro che più potere al popolo! Anzi, il popolo deve non sapere – o sapere il meno possibile».
Infatti, è recentemente ripresa la discussione sul “riequilibrio dei
poteri” a danno dell’indipendenza della magistratura, e anche sui limiti
al giornalismo d’inchiesta (vedi la questione delle intercettazioni). E
poi, a preoccupare il giurista è anche «quel che non si intende fare:
vedi il silenzio calato sul conflitto d’interessi e sull’inasprimento
delle misure contro l’illegalità». Nessuna sorpresa: «Le oligarchie, del
resto, sono regimi dei privilegi. Hanno bisogno di compiacenze e
illegalità». Invito esplicito: “maneggiare con cura” qualsiasi riforma
costituzionale, anche nel caso di un’ipotesi semi-presidenziale. «Una
cosa è l’espansione dell’azione presidenziale a tutela delle istituzioni
parlamentari previste dalla Costituzione, altro è l’azione che prelude a
una nuova normalità: questa seconda cosa contraddirebbe l’obbligo di
fedeltà alla Costituzione».
I partiti dell’inciucio accampano nobili motivazioni e parlano di
pacificazione nazionale? Il professor Zagrebelsky sente puzza di
bruciato: «Chi di noi non è per la pace e per la pacificazione? Ma la
pace è esigente, molto esigente. Non può esistere senza condizioni. La
pace è la conseguenza della verità e della giustizia. Altrimenti,
pacificare significa solo “normalizzare”». Preoccupazioni confermate dal
dispositivo adottato per sviluppare la riforma istituzionale, la
Convenzione bipartisan. «Perché dovrebbe essere affiancata da “esperti”,
cioè da persone al fuori dei contrasti politici? Gli esperti sono a
loro volta portatori di visioni politiche e saranno messi lì dai partiti
in quanto corrispondano ai loro progetti. Saranno “maschere”. Mi auguro
che in pochi accettino di assumere questo ruolo». Tanto più che
l’attuale Costituzione, all’articolo 138, prevede già un procedimento
lineare per mutare la Carta. Qui invece si vuole una procedura
“blindata”: prima la Convenzione, poi il voto bloccato delle Camere – o sì, o no, senza emendamenti. «Mi chiedo come possano i parlamentari accettare una simile umiliazione».
Una procedura complicata ma anche totalmente estranea alla nostra
Costituzione: «Per questo, si prevede – solo dopo – una ratifica con
legge costituzionale, che è essa stessa la confessione che si agisce
contro la Costituzione», accusa Zagrebelsky. Che rinnova domande
imbarazzanti: «I nostri politici “costituenti” hanno un mandato? Chi li
ha autorizzati? Sono stati eletti per questo? Basta la retorica delle
riforme per legittimarli?».
Il 2 giugno, Rodotà e Zagrebelsky diranno la
loro. Ovvero: «Non solo che i contenuti della controriforma non ci
piacciono, ma anche che il metodo è sospetto». Anche perché «sono in
gioco nodi cruciali della nostra vita, non fredde operazioni di
ingegneria costituzionale, come si vuol far credere». Lavoro, uguaglianza, giustizia sociale, diritti di tutti, cultura, salute, legalità e trasparenza: «Cose possibili in democrazia, quando la si espande. Difficili o impossibili, quando la si restringe».
>http://www.libreidee.org/2013/06/zagrebelsky-questa-oligarchia-manipola-la-costituzione/