Papa Francesco non nasconde il suo disappunto per quanto va emergendo nelle inchieste giudiziarie sull’Istituto per le Opere di Religione. «C’è un monsignore che è in galera – afferma il pontefice parlando con i giornalisti sull’aereo che dal Brasile lo riporta in Italia – Pensate che sia andato in galera perché somigliava alla beata Imelda? È uno scandalo, una cosa che fa male». Il riferimento, chiaro e diretto, è alla vicenda del sacerdote salernitano Nunzio Scarano.
Ben diverso è invece il giudizio di Francesco sul «caso Ricca», cioè sulle accuse rivolte al nuovo prelato dello Ior (nonchè direttore della Domus Santa Marta, dove risiede Francesco) che un dossier diffuso alla stampa dipinge come infedele agli impegni del sacerdozio a causa di presunti comportamenti immorali che avrebbe tenuto 13 anni fa in Uruguay, quando era consigliere di Nunziatura a Montevideo. In merito all’utilizzo che viene fatto della vicenda, Papa Bergoglio vuole aggiungere poi un’altra cosa: «vedo - lamenta parlando ai giornalisti - che tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di gioventù e non i delitti, come lo sarebbero stati invece abusi compiuti sui minori.
E qui Francesco fa un esempio sconvolgente: «Pietro aveva compiuto uno dei peccati più gravi, l’apostasia. Eppure lo hanno fatto Papa»....
«E anch’io - aggiunge - sono un peccatore». Per Bergoglio, monsignor Ricca, dunque, è accusato in modo ingiusto. «Non abbiamo trovato niente», assicura una seconda volta. E ripete: «io non so come finirà lo Ior. Con il chirografo ho incaricato una Commissione di riferirmi. Mi fido del lavoro delle persone dello Ior e della Commissione presieduta dal cardinale Farina. E aspetto di conoscere i risultati.
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