Per non parlare della potentissima Nsa, la National Security Agency che negli Stati Uniti si occupa di spionaggio elettronico: da anni l’intelligence...

utilizza un programma facciale in grado di identificare le persone, continua Mazzetti in un recente post pubblicato sul “
Fatto Quotidiano”. «L’occhio del “Grande Fratello” raccontato da Orwell è realtà, ci spia in ogni nostro momento della nostra vita, solo l’oblio ci può difendere». Dalla Rete alla sua attuale traduzione
politica italiana, il “
Movimento 5 Stelle”: Mazzetti cita la prefazione che
Beppe Grillo fece al libro di Casaleggio “
Web ergo sum”, nella quale raccontò il loro primo incontro a Livorno: «Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco che invece che ai lupi e agli uccellini parlasse a Internet». Nelle primarie programmatiche che Grillo lanciò online nel 2007, ricorda Mazzetti, furono 800.000 le persone che parteciparono alla discussione per decidere i punti programmatici del movimento.
Dopo le ultime primarie, il nuovo appuntamento online per la scelta del nome del presidente della Repubblica da presentare in
Parlamento. «Per poter votare bisogna essere iscritti al M5S e inviare un documento d’identità digitalizzato». Va da sé che «tutti quelli che hanno aderito sono inevitabilmente schedati», perché qualsiasi cittadino che partecipi alla vita online del movimento «lascia una traccia che, alla distanza, diventa una scheda». In realtà, il riconoscimento individuale era obbligatorio anche le primarie del centrosinistra, per garantire la correttezza del voto ed evitare votazioni ripetute. Se ne ricava una sorta di “tracciabilità” del cittadino, grazie alla quale chi gestisce il software può seguire le “impronte” lasciate dagli iscritti, conoscere i loro pensieri e le loro abitudini, traducendo tutto ciò in consenso. Se i partiti hanno “ipnotizzato” gli elettori per decenni con la loro televisione-spazzatura e i talkshow addomesticati, Mazzetti diffida della disinvoltura digitale del guru più famoso d’Italia: «Anche a me come Grillo piacerebbe pensare a Casaleggio come un moderno San Francesco. Auguriamocelo».