mercoledì 22 maggio 2013

Equitalia, il braccio "armato" dello Stato

Umanizzare Equitalia? No, grazie

Non basta un bacio per trasformare un rospo in un principe

Non è Equitalia il problema, è la legge che determina un inaccettabile squilibrio tra i diritti dei cittadini ed il potere dello Stato e che va cambiata alla radice. Per questo chi deve agire è il Parlamento.

L’amministratore delegato di Equitalia, Benedetto Mineo, ha scritto ai direttori della società invitandoli a “valutare persona per persona” ogni singolo caso per rafforzare “il dialogo con i cittadini”. Un gesto di rara umanità, degno del Mega Direttore Galattico, il super capo di Fantozzi,quello con gli occhi azzurri e i boccoli biondi che legge i pensieri dei suoi dipendenti e li “convince” a cambiarli.

Bene, gli italiani non sanno cosa farsene di questo paternalismo, di questa retorica francamente disgustosa, utile forse per qualche comparsata nei contenitori televisivi del pomeriggio, ma del tutto ininfluente sul rapporto tra Stato e cittadino. Sì,perché quando parliamo di tasse e di riscossione è proprio la relazione tra l’individuo e lo Stato ad essere in gioco. E sono i diritti del cittadino-contribuente ad essere sistematicamente annullati.


Dalla sua creazione nel 2005, Equitalia è diventata il braccio armato di uno Stato tanto efficiente e veloce nel riscuotere quanto lento ed inefficiente nell’offrire i servizi per cui chiede di essere pagato. Lo può fare grazie a una serie di norme illiberali e indegne di un paese libero. Su tutte citiamo la diabolica inversione dell’ordine della prova, elaborata nel 2010 da un governo di centro destra, e che possiamo riassumere così: ogni cittadino è un evasore a meno che non possa provare il contrario.

Ma procediamo con ordine:

Ben pochi probabilmente ricordano come sia stato il Governo Berlusconi a decidere che venisse costituita una società di riscossione partecipata al 51% dall’ Agenzia delle entrate e al 49% dall’ INPS: venne stabilito con il Decreto legge numero 203 del 30 settembre 2005 e fu così che nacque la società “Riscossione spa”, la quale assunse poi la denominazione “Equitalia spa” a partire dal 12 marzo 2007.

Da quel momento in poi, prima con il Governo Prodi nel biennio a cavallo del 2006 – 2008 e successivamente di nuovo con il Governo Berlusconi dal 2008 in avanti, è stato un susseguirsi di Decreti legge con i quali sono stati ampliati i poteri di Equitalia, senza gradualità e distinzione alcuna tra le diverse situazioni che possono portare un cittadino o una impresa ad essere morosi nei confronti del Fisco.

Dalle ganasce fiscali alle ipoteche sugli immobili, i due schieramenti ora insieme al timone del Paese, hanno messo in fila una serie di provvedimenti culminati con il Decreto Legge n. 78 del 31 maggio 2010, con il quale sono stati introdotti i cosiddetti “accertamenti esecutivi”, ossia gli accertamenti che, anche in caso di ricorso da parte del contribuente, costituiscono, seppur in pendenza di giudizio, titolo esecutivo per Equitalia per la riscossione del 30% delle maggiori imposte contestate dall’Agenzia delle entrate.

A questo punto è chiaro a tutti che il problema non è umanizzare Equitalia, tanto meno con i facili paternalismi del suo amministratore delegato, quanto di riscrivere le norme - lo ripetiamo - illiberali e indegne di paese libero che comprimono oltre ogni ragionevole misura il diritto individuale e che utilizzano per la riscossione strumenti da paese totalitario. Inoltre, “valutare caso per caso, persona per persona”, come ha affermato Mineo, significa attribuire un ulteriore potere discrezionale ai direttori della società.

Gli accertamenti esecutivi su base induttiva e non accertata, le esecuzioni forzate sulla base di presunzioni, il ribaltamento dell’onere prova, l’onerosità del ricorso che rende di fatto economicamente più vantaggioso ammettere un addebito, anche se non è vero, piuttosto che contestarlo formalmente. Sono questi gli strumenti profondamente iniqui che la legge mette a disposizione di Equitalia e su cui il Parlamento, non altri, deve intervenire con una riforma coraggiosa che superi definitivamente un pregiudizio culturale che finora ha sempre accumunato, senza distinzione, la sinistra statalista e la destra liberale: l’idea che il contribuente debba essere trattato come un suddito

http://www.diegobottacin.it/notizie/news/159-umanizzare-equitalia-no-grazie