lunedì 5 agosto 2013

Sono i bankster della Jp Morgan Chase a "spiegare" che la vetusta Costituzione italiana, "fondata sul lavoro" e "nata dalla Resistenza antifascista", con la sua mania di tutelare le libertà democratiche partendo dai diritti dei cittadini-lavoratori, finisce solo col frenare il business e quindi va al più presto cambiata



MegaChip 4.8.2013 - di Giorgio Cattaneo

A dettare le regole - diktat veri, per nuove leggi-capestro - sono soggetti alieni come la potentissima Ert, European Roundtable of Industrialists, e il Transatlantic Business Dialogue, mentre sono i bankster della Jp Morgan Chase a "spiegare" che la vetusta Costituzione italiana, "fondata sul lavoro" e "nata dalla Resistenza antifascista", con la sua mania di tutelare le libertà democratiche partendo dai diritti dei cittadini-lavoratori, finisce solo col frenare il business e quindi va al più presto cambiata, rimossa, amputata, utilizzando ovviamente la manovalanza locale disponibile, Pd e Pdl. Qualcuno, all'indomani dell'ultima sentenza anti-Berlusca, strilla: impossibile che a mettere mano alla Costituzione sia un pregiudicato per gravi reati. Volendo, la storia dei reati gravi è lunghissima. La madre di tutte le illegalità - il trattato-fantasma di Maastricht, fondamento dell'euro-potere che sta devastando l'Italia - secondo l'ex ministro Giuseppe Guarino costituisce una pericolosa violazione della Costituzione nazionale, nonostante la "legge dell'obbedienza europea" firmata dal super-tecnocrate Antonio La Pergola già alla fine degli anni '80, quando il pubblico era distratto dalle ultime imprese di Craxi e Forlani.

Il popolo del centrosinistra, quello che ha sprecato vent'anni nella guerra di carta contro il Caimano, ora inonda di proteste il Pd "rinnegato e collaborazionista", credendo ancora che sia stato il Cavaliere ad affossare l'Italia, e non il bonario Romano Prodi, l'uomo che sorrideva a reti unificate e intanto si preparava alla condanna del paese, quella vera, l'economicidio ricattatorio del debito, lo scalpo dell'allora settima potenza industriale del mondo - troppo vitale e incontrollabile, troppo vicina al petrolio della Libia e al gas della Russia di Putin. Affiora, lentamente, l'enormità dell'irreparabile: il ruolo dei colossi finanziari dietro alle marionette della politica, le drammatiche urgenze degli scenari geopolitici in vista della confrontation con la Cina, la evidente simmetria tra le guerre locali della Nato e la crisi economica indotta nella quale sta annegando l'Europa, il gigante tradito e nanizzato dall'euro.

Finita la recita dell'uomo di Arcore, il mainstream italiano è interamente occupato a presidiare militarmente la scena mascherando il vuoto politico e proponendo il consueto teatro d'ombre, nell'ora delle mezze figure - Letta, Alfano, Renzi - mentre si affacciano in prima serata (come in ogni vero cambio di stagione) nomi poco consueti come quelli di giuristi e costituzionalisti, da Rodotà a Zagrebelsky, a indicare che qualcosa di strano, oscuro e incomprensibile sta probabilmente per accadere. Tutto è pericolosamente immobile, sospeso: legge elettorale, giustizia e riforme costituzionali, la sinistra calamità del presidenzialismo che incombe sull'orizzonte come i tartari del deserto di Buzzati, mentre il paese reale strangolato dalle nuove tasse imposte dall'euro-regime guarda ormai con crescente allarme all'autunno che arriva.

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